martedì 4 novembre 2014

Koma

 

Austria, 2009
82 min.
Scritto e diretto da Ludwig Wüst


Il giorno del suo cinquantesimo compleanno, Hans tassista di Vienna ma residente a Francoforte, riceve dal figlio per un singolare malinteso un video girato anni prima che lo ritrae assieme a una prostituta mentre mette in pratica brutali pratiche sadomasochistiche. Il disagio che in tutti quegli anni ha accompagnato la vita dell’uomo finalmente prende forma, l’unica maniera per ricomporre il proprio sé lacerato è rintracciare la donna con cui il video è stato girato.



Ma che diavolo ci mettono nell’acqua in Austria! Si chiedeva stupito l’utente di un sito commentando il film di Ludwig Wüst, in effetti la pellicola del regista viennese rientra a pieno titolo in quella corrente cinematografica che fa di Michael Haneke, Ulrich Seidl, Markus Schleinzer  e in parte anche di Jessica Hausner degli autorevoli cantori del disagio borghese contemporaneo. Attitudine che pervade interamente la pellicola di Ludwig Wüst la quale si insinua profondamente attraverso le contraddizioni del protagonista e dei personaggi chiusi un un microcosmo solitario ed ermetico edificato sulla loro folle quotidianità. Koma si sviluppa sornione su due livelli: quello della brutalità suggerita, ma mai esplicitata che inganna l’attenzione dello spettatore derubato della sua stessa tensione ferino/sessuale in una sorta di violenza bianca per parafrasare Don DeLillo e la surreale artificiosità delle meccaniche sociali sfigurate dall’occhio sprezzante di Wüst predisposto a violare costantemente il luogo della ritualità. L'esasperazione della trama in questo senso amplifica la forzatura degli accadimenti sino a colorarli di tinte tragicomiche, un universo dell’assenza in cui uno svolto e riavvolto lieto fine non rassicura né rinfranca, ma riesce nel suo disanimato equilibrio ad assumere un carattere ancora più inquietante.



 

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