Austria, 2009
82 min.
Scritto e diretto da Ludwig Wüst
Il giorno del suo cinquantesimo compleanno, Hans tassista di Vienna ma residente a
Francoforte, riceve dal figlio per un singolare malinteso un video girato anni
prima che lo ritrae assieme a una prostituta mentre mette in pratica brutali
pratiche sadomasochistiche. Il disagio che in tutti quegli anni ha accompagnato
la vita dell’uomo finalmente prende forma, l’unica maniera per ricomporre il proprio sé lacerato è rintracciare la donna con cui il video è stato girato.
Ma che diavolo ci mettono
nell’acqua in Austria! Si chiedeva stupito l’utente di un sito commentando il
film di Ludwig Wüst, in effetti la
pellicola del regista viennese rientra a pieno titolo in quella corrente cinematografica
che fa di Michael Haneke, Ulrich Seidl,
Markus Schleinzer e in parte anche di
Jessica Hausner degli autorevoli
cantori del disagio borghese contemporaneo. Attitudine che pervade interamente
la pellicola di Ludwig Wüst la quale si
insinua profondamente attraverso le contraddizioni del protagonista e dei personaggi chiusi un un microcosmo solitario ed ermetico edificato sulla loro folle quotidianità. Koma si sviluppa sornione su due livelli: quello della brutalità suggerita, ma mai esplicitata
che inganna l’attenzione dello spettatore derubato della sua stessa tensione
ferino/sessuale in una sorta di violenza bianca
per parafrasare Don DeLillo e la
surreale artificiosità delle meccaniche sociali sfigurate dall’occhio sprezzante
di Wüst predisposto a violare costantemente
il luogo della ritualità. L'esasperazione della trama in questo senso amplifica
la forzatura degli accadimenti sino a colorarli di tinte tragicomiche, un
universo dell’assenza in cui uno svolto e
riavvolto lieto fine non rassicura né rinfranca, ma riesce nel suo disanimato
equilibrio ad assumere un carattere ancora più inquietante.
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